«Nella silloge di Margerita Leka emerge la tensione verso una filosofica “nostalgia del non vissuto” che si miscela con le molteplici manifestazioni del vivere sovente “tinte di chiaroscuro”, quasi a ricordare l’oscurità della notte che penetra in ogni anfratto esistenziale.
In un continuo “smistamento degli stati d’animo” la poetessa non vuole guardare al tempo passato, ai “ricordi cristallizzati”, ma è protesa a ricercare l’atto salvifico che oltrepassi tale smarrimento: ecco allora che le parole vengono estrapolate da “pietrose profondità” e da giacimenti emozionali come a voler scrutare la vita con un nuovo sguardo costantemente passato al vaglio critico della personale visione lirica.
La poesia porta “alla vista l’invisibile” e diventa strumento per indagare il significato più profondo delle parole che sono investite della funzione di disvelamento dell’autentico.
La Parola lirica di Margerita Leka nasce da un profluvio di emozioni fortemente sentite nell’animo che scardinano ogni eventuale ipotesi e prospettiva in un costante scandaglio interiore che penetra nelle regioni più celate.
Nelle enigmatiche emozioni e nelle inevitabili metamorfosi ecco allora che le occasioni di montaliana memoria diventano evidenze liriche attentamente distillate dalla substantia poetica».
Massimo Barile